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Perché UNIFIL deve rimanere in Libano meridionale

 In questi giorni della polemica molto aspra riguardo alla effettiva capacità di deterrenza della missione UNIFIL in Libano.

Sento parlare molti personaggi assolutamente non qualificati che polemizzano sulla inefficacia della missione UNIFIL o addirittura sulla sua collusione con Hezbollah. Personalmente sono stato nel 2010 per circa sette mesi proprio nella missione e posso assicurare che la presenza del contingente schierato sulla blue line ha fatto sì che fino al 7 ottobre 2023 si conseguisse un enorme risultato ossia quello di tenere pacificata un’area tra le più calde del mondo. E questo nonostante la forte limitazione delle regole di ingaggio che la soluzione 17 01 dell’ONU imponeva al contingente UNIFIL. Ciò nonostante, il lavoro di presenza sul territorio del Libano meridionale  nei limiti delle possibilità è servito a tenere pacifica un’area che da momento all’altro sarebbe potuta essere coinvolta in un conflitto dai risvolti umanitari devastante.

Tutto è cambiato il 7 ottobre del 2023. E questo ovviamente è dovuto aggressione da parte di Hamas ed Hezbollah che agendo per conto dell’Iran hanno distrutto il fragile equilibrio così tenacemente ottenuto dalla presenza dei Caschi Blu: il problema reale è stato che si dovevano rimodulare   le regole d’ingaggio (RoE Rule of Engagement) dando la possibilità ai caschi blu  nel sequestrare e distruggere le armi presenti nell’area non appartenenti alle forze armate libanesi (LAF).

Come altri osservatori militari o ex militari hanno puntualizzato recentemente sui media, è chiaro che qualcosa sarebbe dovuto cambiare ma la presenza del contingente UNIFIL in  Libano meridionale è imprescindibile e  se non ci fosse darebbe via libera a un conflitto ancor più violento tra Israele ed Hezbollah in quanto  Israele ritiene di voler entrare in Libano meridionale per assicurarsi quella zona cuscinetto che gli permetterebbe di far rientrare propri abitanti del Nord Israele nelle loro abitazioni non più, teoricamente, minacciati dalla vicinanza di Hezbollah che presidia la parte meridionale del Libano ai confini con la parte settentrionale di Israele.

Dare la possibilità, con il ritiro del contingente UNIFIL del Libano meridionale, ad Israele ad invadere quella zona significherebbe creare una situazione simile a quella di Gaza in cui i civili sarebbero sotto il fuoco incrociato di Hezbollah e IDF.

Le provocazioni continue che si stanno susseguendo in questi giorni da parte della IDF nei confronti delle delle basi di UNIFIL schierate lungo la blue line sono chiaramente volte a creare il presupposto per un ritiro dei caschi blu. Il portavoce di UNIFIL Andrea Tenenti ha chiaramente detto, con molta saggezza, che sebbene le regole d’ingaggio prevedano l’autodifesa del personale UNIFIL, con senso di pragmatismo si è voluto evitare di rispondere alla provocazione israeliana in modo da evitare una spiralizzazione del conflitto e quindi dare l’opportunità ad Israele di chiedere il ritiro del contingente ONU.

In tutto ciò è significativo l’assordante silenzio dell’Unione Europea che pur avendo un globale interesse nelle questioni geopolitiche ai suoi confini non  ha preso alcun tipo di posizione  al riguardo e non ha espresso alcun tipo di appoggio (o come direbbero quelli studiati, endorsement) alla presenza della missione UNIFIL pur avendo l’UE una significativa presenza (in termini numerici e di peso politico) di Italia, Spagna, Francia  e Irlanda.

Per chi volesse approfondire

la risoluzione ONU 1701 in italiano https://www.rightsreporter.org/wp-content/uploads/2024/06/Risoluzione-1701-2006.pd

Intervista al Gen. Chiapperini https://www.ilmessaggero.it/mondo/guerra_israele_libano_generale_chiapperini_ritirata_onu_disfatta_cosa_ha_detto-8396726.html

Intervista al Gen Li Gobbi https://notizie.virgilio.it/basi-unifil-italiane-libano-israele-generale-li-gobbi-1642233

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